lunedì 4 aprile 2011


(di Rodrigo Rodriguez da il Roma)

Da eurodeputato irrompe sulla scena politica come candidato sindaco a Palazzo San Giacomo dell’Idv e della Federazione della Sinistra, con l’appoggio della lista civica “Napoli é tua”. L’ex pm Luigi de Magistris, 43 anni, spacca ulteriormente la sinistra e chiede addirittura al prefetto Morcone di fare un passo indietro.
Subito, a freddo: anticipi i nomi di qualche suo possibile assessore.
«Posso dire Riccardo Realfonzo, Alberto Lucarelli, il giornalista Marco Esposito. Realfonzo è uno con la schiena dritta, una persona perbene, è sbattuto contro un muro di gomma quando ha tentato di mettere ordine nei conti del Comune, è stato cacciato».
È il tasto dolente, quello delle casse comunali.
«Bilancio in rosso, da fallimento. Si dovrebbe dichiarare il dissesto finanziario. Ma, da subito, va stanato chi evade i tributi e vanno eliminati i passivi prodotti dai 30mila alloggi del patrimonio immobiliare. Stop alle consulenze, sono un lusso, una delle “voci” che determinano i debiti fuori bilancio. La dirigenza interna va motivata, bisogna partire dalla riqualificazione della macchina comunale».
Perché si detto favorevole all’elezione di 48 consiglieri comunali, come alla fine è stato poi deciso, e non di 60?
«C’è un altro taglio di sprechi, s’abbattono i costi della politica. Per Napoli, al di sotto di un milione di abitanti, va più che bene».
Intenzioni di voto a parte, a che percentuale punta?
«Non ho mai seguito i sondaggi né lo farò ora. Questa è una campagna elettorale atipica, ma sto riscontrando un certo gradimento, trasversale. Non sarei, se eletto, un sindaco del centrosinistra, ma un garante per la città».
Ma, sotto sotto, non sente di rappresentare una figura populista che Napoli ha sempre amato e voluto? Paradossalmente con “sfumatura” di destra?
«Nessun populismo, sarei una sorta di Berlusconi. Piuttosto, mi sento “popolare”. Come Vaclav Havel, parlerei di “potere dei senza potere”, di una voce senza voce. Si, già da candidato all’europarlamento presi voti di destra e dalla Destra».
Al ballottaggio chi appoggerà?
«È un problema che non mi pongo: voglio vincere, possibilmente al primo turno. In ogni caso non firmo nessuna cambiale in bianco, Napoli deve cambiare».
“Processi” i suoi avversari…
«Per Lettieri c’è stato il “battesimo” di Cosentino che l’ha presentato a Berlusconi. Alla Totò: “Ho detto tutto”. Morcone prosegue il bassolinismo, è circondato dal suo establishment. È un uomo di apparato, esordio con D ‘Alema. Manca a Napoli da 40 anni».
“Assolve” Caldoro?
«Deludente, il Piano rifiuti della Regione è insoddisfacente, in contrasto con le direttive europee. Per ora è bloccato, al pari dei fondi. Permane il disvalore»
Bassolino: ha “attenuanti”?
«Come governatore Bassolino è stato un fallimento: sanità, gestione rifiuti, infrastrutture, fondi comunitari. Male anche la seconda consiliatura a Palazzo San Giacomo, mentre nel 1993 seppe cavalcare l’onda popolare e far leva sulla sensibilità partenopea. In quel periodo Napoli reagì, furono realizzate alcune opere, grazie anche al G7».
Iervolino, “condanna definitiva”? «Il mancato decollo della differenziata è una macchia dell’Amministrazione cittadina. La prima delibera che farei è portare la raccolta porta a porta al 70% in sei mesi. Ho già pronta la squadra. Il sindaco ha fallito, l’immagine plastica della azione amministrativa sta in quella frase sugli assessori arrestati, gli “sfrantummati”. Facile uscirsene così, doveva assumersene la responsabilità politica».
La spazzatura, diceva.
«Un pugno nello stomaco, provoca una depressione dell’animo. Penso a cosa passa nella testa di un bambino. La colpa è di tutti: di Iervolino, Bassolino e delle balle di Berlusconi».
Stavano per scendere in campo anche due suoi ex colleghi.
«Ero favorevole all’ipotesi Raffaele Cantone, è fuori dagli schieramenti. Ci ha pensato, ma è molto impegnativo lasciare il lavoro. Ho apprezzato Libero Mancuso come militante alle primarie, dopo ha usato toni poco concilianti nei miei riguardi».
Degrado periferico, delle Vele cosa farebbe? «No a progetti pirotecnici o a soluzioni demagogiche. In una prima fase la priorità è rendere vivibile Scampia, servono più verde, spazi pubblici, luoghi di aggregazione. Bisogna sottrarre i giovani alla criminalità, offrire prospettive di lavoro. I bambini devono poter giocare come facevamo noi da piccoli. Poi discutiamo di quei blocchi di cemento armato e della eventualità di realizzare alloggi di edilizia residenziale pubblica. Un altro Bronx è il Centro direzionale, serve una rifunzionalizzazione, con i negozi chiusi è un dormitorio. La sicurezza dev’essere un compito affidato anche alla polizia municipale».
È favorevole a delocalizzare lo stadio San Paolo?
«Fa parte della storia di Napoli, mi legano i ricordi della gioventù. Ero abbonato alla curva B, seguivo le magie di Maradona. Sogno uno stadio più bello, De Laurentiis sta facendo molto. Oggi seguo la sfida con la Lazio: mi diverto tra i tifosi, ma non ho trovato i biglietti, andrò in Tribuna Autorità. Sono sicuro: il 15 maggio ci sarà il pienone alle urne e allo stadio, festeggerò lo scudetto e il giorno dopo l’elezione a sindaco. Due piccioni con una fava».
È credente? Il cardinale Sepe che persona è?
«Leggo il Vangelo, lo tengo sul comodino. Sono laico, credo che la religione sia un fatto intimistico. Vado a Messa se mi “affascina” il parroco. Nell’incontro che ho avuto, ho esposto al cardinale le mie idee, mi ha colpito. Con lui mi raccorderò dopo le elezioni. La Chiesa svolge un ruolo fondamentale, accresce i valori».
Trova sulla sua strada, sarà il segno del destino, Clemente Mastella, altro candidato sindaco. Già vi incrociate a Strasburgo. Le frizioni nacquero per la nota, aspra partita giudiziaria, pm contro Guardasigilli. Ora sostiene che lei ha indagato a Napoli e non deve presentarsi alle elezioni.
«Nemmeno con Berlusconi si è mai vista un’anomalia simile, che il ministro della Giustizia chieda il trasferimento del magistrato che sta indagando su di lui e sul premier, all’epoca Prodi. È una macchietta, dovrebbe tacere perché accusato di gravi reati».
C’è polemica sui costi delle campagne elettorali.
«La mia non è milionaria, a differenza di quelle degli altri. È finanziata con soldi che provengono, in maniera trasparente, dai partiti che mi sostengono e dai contributi volontari dei cittadini».
Quando arriverà Di Pietro?
«Il 16 aprile, saremo in piazza del Gesù per l’apertura ufficiale della campagna elettorale».
Archiviati, prosciolti, prescritti, in corso: ma quanti reati avrebbe commesso?
«Moltissimi. In una conversazione telefonica intercettata nel 2005, l’allora presidente della Regione Calabria Chiaravalloti disse alla sua segretaria che mi avrebbe fatto “cause civili per risarcimento danni”, affidandone la gestione alla camorra. Ad oggi ho subito circa 50 procedimenti penali: non so se uscirò mai indenne, da innocente mi sono messo contro il sistema. Non ho scheletri negli armadi, immagini quando ho dovuto dire a mio figlio di otto anni che avevo fatto il mio dovere, ma che venivo trasferito. E venni qui, al Tribunale del Riesame di Napoli».
Anche i magistrati devono pagare per i loro errori, però.
«Non c’è dubbio, ma per dolo e colpa grave. Non certo per abbassamento del livello della colpa né attraverso la citazione delle toghe, che diventerebbero così un bersaglio di intimidazioni dei politici».
Tracci l’identikit del magistrato oggi.
«Mi sovvengono le parole dell’ “Elogio dei giudici scritto da un avvocato” di Piero Calamandrei: il pericolo per i magistrati non è la corruzione, è il conformismo del giudizio».
A Napoli serve un sindaco-pm?
«Serve massima legalità e trasparenza. Uno degli snodi principali è il rapporto tra spesa pubblica, politici e imprenditori. Controllano il danaro pubblico, decidono chi far lavorare. Non c’è più la “mazzetta”, restano pochi i nostalgici della corruzione, oggi ci sono le cricche e i conflitti di interesse».
Beh, in passato anche alcuni magistrati, che effettuavano opere di collaudo, non erano proprio delle verginelle.
«Una brutta pagina, che è stata superata».
Si aspetta un massiccio sostegno da parte dei suoi ex colleghi?
«Sono stato qui dal 1999 al 2002, sono rimasti rapporti ed affetti».
Il Procuratore capo era Cordova: c’era intesa?
«Così così».
Che genere di libri legge?
«Testi di filosofia, saggi, romanzi, impegni permettendo».
I suoi hobby.
«Ne sono rimasti pochi. La cura del giardino, ho il pollice verde. Ho abbondonato le nuotate in piscina, mi mancano molto. Faccio bagni anche fuori stagione, vorrei tuffarmi anche a Bagnoli. Lì c’è da restituire spiagge e mare ai cittadini, in primo piano dev’esserci una bonifica seria, non lotti, varianti e volumetrie».
Cucina bene?
«Sono pigro, però me la cavo. Ho due ottime cuoche, mia moglie e mia madre».
Ha qualche amuleto?
«Mi regalano diversi portafortuna, ma non sono scaramantico