di Fabio Marcelli |
6 febbraio 2012
Sono stati davvero in pochi a notare come, fra le cause del caos, indegno di un Paese civile e ad economia avanzata, prodotto dalla neve e dal maltempo in questi giorni in Italia, oltre all’indubbia incapacità di taluni amministratori locali, primo fra tutti Alemanno, vi sia la sistematica politica di indebolimento di ogni istanza e servizio pubblico, dagli enti locali alle ferrovie alla stessa protezione civile.
Queste sono le conseguenze drammatiche della visione neoliberista che equipara lo Stato e gli enti pubblici ad una qualsiasi azienda.
Come da me sottolineato nel saggio Capitalismo finanziario e diritto internazionale: una partita aperta, di prossima pubblicazione per l’editrice Aracne nella collana “Globalizzazione e diritto” da me diretta, “La tendenziale equiparazione dello Stato ai privati, col connesso “appannamento” degli attributi della sovranità, costituisce, come accennato, una conseguenza dell’enorme crescita del peso e del potere decisionale del capitale finanziario”.
Come spiega un economista del calibro di Paul Krugman (in Internazionale del 20 gennaio), vi sono varie ragioni per le quali un’economia nazionale non è paragonabile a un’azienda: “Innanzitutto, perché non c’è un chiaro risultato di bilancio.
Secondo, un sistema economico nazionale è enormemente più complesso di qualsiasi azienda privata.
Ma l’aspetto fondamentale è che anche la multinazionale più grande vende la maggior parte di quello che produce ai clienti, non ai suoi dipendenti”.
I neoliberisti che inducono i fessi ad idolatrare il mercato, sono del resto i primi a invocare lo Stato quando le cose vanno male, come scrive Ulrich Beck su Repubblica di oggi. Succede così che si continuino a inondare di soldi le banche, mentre la gente muore di freddo e un intero Paese va in tilt.
Al governo del nostro Paese c’è del resto il grande sacerdote del neoliberismo. L’accanimento con il quale il governo Monti, seppure con qualche aggiustamento tattico ad usum allocchi (leggi PD) persegue il disegno di abolire l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, dovrebbe chiarire le idee anche ai più accaniti dei suoi a volte autolesionistici ammiratori.
Questa disposizione ha infatti una portata poco più che simbolica ma appunto per questo di grande importanza.
Distruggere la residua forza dei lavoratori costituisce l’obiettivo chiaro del fronte Monti-Marchionne, per lasciare campo libero al capitale.
Al danno si aggiunge poi la beffa se Monti e Fornero invitano i giovani a disprezzare il posto fisso e Profumo li esorta a inventarselo. Con l’aria che tira prolifereranno le baby-gang e i rapinatori: l’unico lavoro che l’esempio delle classi dominanti e la situazione oggettiva consigliano ai giovani. Si costruiranno nuove carceri per fare contenti i manettari e si darà la colpa agli immigrati per fare contenti i razzisti.
Nel frattempo, come dimostra l’accordo sulla responsabilità civile dei giudici, votato nel segreto dell’urna dal Terzo Polo, dalla destra e da più di un piddino, si allontana la possibilità che i veri responsabili e i veri criminali siano chiamati a dare conto di fronte alla giustizia.
Ulrich Beck ha ragione: la “sovranità del mercato” comporta una minaccia esistenziale senza precedenti. Con le conseguenze che vediamo oggi e vedremo sempre di più nel futuro, tanto più nella prospettiva catastrofica che si sta delineando per effetto del cambiamento climatico, un altro fenomeno al quale i governi, paralizzati dalle lobby, non sanno opporre alcuna politica.
E’ di intellettuali indipendenti come Beck e Krugman che abbiamo bisogno, ma nella squallida Italietta produciamo solo tecnici alla Monti e Passera, oscuri e tristi funzionari del capitale finanziario, gente ipocrita che predica bene e razzola male, e costruisce le sue fortune solo sul vuoto di una scandalosa classe politica che ha abdicato a qualsiasi funzione dirigente.
Finché la speculazione finanziaria avrà il coltello dalla parte del manico continuerà ad imporci sacrifici umani sempre più gravosi.
Da quella parte però non c’è via d’uscita, come dimostra la crisi greca.
Il problema è ovviamente di portata mondiale, ma prima ci libereremo di Monti, in Italia, meglio sarà, per noi stessi, per l’Europa e per il pianeta intero.
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di Pietro Ancona :
Pareva che fosse Monti a
ricevere Obama alla Casa
Bianca tanto "ammagnato"
AMMANTATO?) di compiacenza
era il sorriso con il quale
scambiava complimenti
con il suo ospite.
La iper montatura dei
massmedia occidentali
da NYT a Repubblica
del viaggio presso
l'Imperatore del personaggio delegato a controllare
e spremere l'Italia dal pool di banchieri è da studiare
a fondo.
Non si era mai visto niente di simile.Mancava soltanto
la parata trionfale con tantissimi coriandoli tricolori
nelle vie di Manhattan. Tutto è stato esagerato, iperbolico,
falso per un paese che dovrà spremere dalla sua gente 50
miliardi di euro l'anno per venti anni.......